Zaino in spalla e attitudine DIY: i Barkee Bay partono con Backpackers

Certe volte basta uno zaino in spalla e una chitarra stonata per costruirsi un mondo.
Questa è la filosofia dei Barkee Bay, gruppo di origine bresciana composto da Giulio Barchi (autore e chitarrista), Davide Tarragoni (produttore) e Gabriele Consiglio (chitarrista). Cresciuti ai margini della metropoli milanese, tra laghi, montagne e notti passate a scrivere musica, hanno costruito un sound spontaneo e sincero, con l’urgenza di chi vuole lasciare un segno senza perdere autenticità.
Indie-punk, alt-rock, elettronica e hip hop sono i generi che si mescolano con grande coerenza nei loro brani, ma ciò che li contraddistingue è quella che loro stessi definiscono un’attitudine DIY (e di cui parleremo più avanti).
Nel 2022 pubblicano gli EP “SHOEFITI” e “SHOEFITI 2”, racconti della propria giovinezza senza filtro e senza alcuna necessità di idealizzazione, esplorando fin da subito un lato riflessivo che va oltre la classica attitudine sfrontata talvolta attribuita a giovani musicisti. Nel 2023 il primo tour ufficiale, che fa tappa al MI AMI Festival di Milano e all’Oltre Festival di Bologna in apertura ai Verdena.
Ma è quest’anno, nel 2025, che inizia il loro nuovo percorso (letteralmente, ma anche qui ci arriveremo). Dopo un viaggio compiuto con zaino in spalla e tanto desiderio di scoperta ed esplorazione, i Barkee Bay pubblicano il disco d’esordio Backpackers, disponibile dal 30 maggio per Undamento/Planeta.
Di esplorazione e del ruolo della musica in questo processo ne abbiamo parlato proprio con loro. Ecco la nostra intervista ai Barkee Bay.
Backpackers è un album letteralmente fatto in viaggio, potete raccontarci l’origine di questo progetto?
Ciao ragazzi! Il viaggio è un aspetto fondamentale del progetto, così come per questo disco sono state altrettanto fondamentali le lunghe giornate a suonare in studio. In origine a Backpackers c’è la semplice voglia di far musica insieme, che chiaramente i primi due EP hanno alimentato ancora di più, e il bisogno di esprimere e condividere emozioni e concetti talmente personali da diventare universali.
C’è un episodio accaduto durante il vostro percorso di scrittura di questo album (e durante il vostro viaggio) che non dimenticherete?
Un momento veramente indimenticabile è accaduto durante il viaggio, vicino al Passo Giau. Eravamo in un parcheggio la sera e vista la pioggia, siamo stati a cucinare sotto un tendone. Dopo un fantastico risotto cucinato da Tarra e Lori (nostro amico ed art director che era con noi), abbiamo bevuto e giocato insieme a giochi stupidi ed infine ascoltato tutti insieme (quasi in completo silenzio) tutte le tracce dell’album, dalla prima all’ultima. In quel momento tutti e tre avevamo realizzato che l’album era finito, avevamo fatto una cosa bellissima di cui tutti eravamo fieri, ed essere lì a condividere quel momento con tutte le persone a noi care è stato fantastico.
Vi chiedo di descrivere il disco in 3 parole, scegliendo una parola a testa.
Elettrico, Energico e Roadtrip.
Il filo conduttore è l’attitudine DIY, che infatti è anche uno dei brani della tracklist. Che cosa significa per voi questa attitudine?
Per noi vuol dire vivere e far musica come vogliamo noi, in completa libertà e senza scendere a compromessi. Vuol dire non seguire la strada più facile segnata dalle orme di qualcun altro ma tracciare la nostra che ci rappresenti appieno.
Rispetto ai vostri lavori passati, cosa cambia in Backpackers dal punto di vista musicale ma anche come siete cambiati voi durante la scrittura di questo disco?
Rispetto ai lavori passati abbiamo sentito la necessità di trovare un sound ancora più personale e di fare un lavoro più coeso, ma senza rinunciare a sperimentare e a trovare l’anima vera di ogni brano. La fase di ricerca è stata lunga e impegnativa, ma ne siamo molto soddisfatti. Noi più che un cambiamento sentiamo un’evoluzione costante durante il nostro progetto: ogni brano ci insegna qualcosa e ci aiuta a realizzare quelli successivi.
Tra intro e outro c’è un viaggio: che cosa avete imparato in questo percorso e che cosa vi lascia il viaggio?
Abbiamo imparato che il percorso è anche una ricerca, a volte serve solo partire, ma di fondo ci sarà sempre una scoperta per strada, ricercare dentro diverse culture (anche musicali), persone, pensieri di vita ed infine essendo un po’ filosofici, anche dentro noi stessi. Spesso è solo andando in determinati posti ed incontrando altre persone che si riesce a crescere, imparare nuove cose ed aprire i propri orizzonti. Abbiamo capito che l’amicizia è una cosa da tenersi stretta e che se segui davvero quello che vuoi, senza avere compromessi con nessuno, solo così puoi ritenerti felice e soddisfatto pienamente.
E infine, qual è il brano di Backpackers che vi piacerà di più suonare dal vivo in un futuro tour?
Gab: Lio bar
Tarra: 13 anni
Giulio: Ragazzi della Baia
Grazie mille ragazzi per questo spazio, ci vediamo in tour!